Il distacco di personale e l’IVA: cosa cambia davvero dal 1° gennaio 2025

I distacchi di personale saranno soggetti a IVA anche in assenza di margine economico, purché vi sia un rapporto contrattuale con rimborso costi. La riforma recepisce una sentenza UE e abroga la norma nazionale che escludeva l’imponibilità. Le imprese dovranno adeguare contratti, fatturazione e gestione contabile
A partire dal 1° gennaio 2025, le regole fiscali sul distacco di personale tra imprese cambieranno in modo significativo, soprattutto per quanto riguarda l’applicazione dell’IVA. Il cambiamento deriva da una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea e dalla conseguente abrogazione, da parte del legislatore italiano, di una norma nazionale che fino a oggi aveva escluso l’imponibilità IVA nei casi in cui l’azienda distaccante riceveva solo il rimborso dei costi sostenuti per i lavoratori.

Fino al 2024, infatti, quando un’impresa “prestava” i propri dipendenti a un’altra realtà – magari all’interno dello stesso gruppo societario – e riceveva in cambio solo il rimborso delle retribuzioni e degli oneri contributivi, non si parlava di IVA. La norma italiana, contenuta nell’art. 8, comma 35 della legge 67/1988, prevedeva espressamente che, in questi casi, l’operazione non fosse rilevante ai fini dell’imposta sul valore aggiunto. L’obiettivo era semplice: evitare un’applicazione dell’IVA in operazioni interne al gruppo, prive di finalità economiche vere e proprie.

Tuttavia, secondo la Corte di Giustizia UE, questa interpretazione nazionale non è compatibile con il diritto comunitario. Già nel 2020, con la sentenza nella causa C-94/19 (nota come “San Domenico Vetraria”), la Corte aveva chiarito che una prestazione di servizi è soggetta a IVA non solo quando genera un guadagno, ma ogni volta che esiste un rapporto giuridico fra chi eroga la prestazione e chi la riceve, e quando vi è un nesso diretto tra il servizio e il corrispettivo, anche se quest’ultimo coincide solo con il costo. In altre parole, non conta se l’importo versato sia pari, superiore o inferiore alla spesa sostenuta: ciò che conta è che ci sia uno scambio, anche meramente compensativo, tra due soggetti.

Per questo motivo, il legislatore italiano è intervenuto con l’articolo 16-ter del Decreto Legge 131/2024, convertito in legge n. 166/2024, abrogando la vecchia norma a partire dal 2025. Di conseguenza, tutti i distacchi di personale stipulati o rinnovati dal 1° gennaio 2025 in poi saranno soggetti a IVA, a meno che non si tratti di un’operazione completamente gratuita, priva cioè di ogni tipo di rimborso.

La novità ha un impatto molto concreto: da un lato, l’impresa che “presta” il proprio personale dovrà emettere fattura con IVA, anche se riceve solo il rimborso dei costi sostenuti; dall’altro, l’impresa che riceve i lavoratori potrà detrarre l’IVA solo se ne ha diritto (ad esempio, se svolge attività imponibili). Questo aspetto è particolarmente rilevante per i soggetti che operano in regime di pro-rata: se l’impresa distaccante applica un pro-rata, l’IVA sulle operazioni di distacco potrà migliorare la propria quota di detrazione. Al contrario, se è la distaccataria a essere in pro-rata, potrà detrarre solo una parte dell’imposta ricevuta.

Nel frattempo, per tutelare chi ha agito secondo le regole precedenti, la legge ha previsto una disciplina transitoria. Non saranno penalizzati i comportamenti adottati fino al 31 dicembre 2024 secondo la norma abrogata o in linea con la sentenza europea, a patto che non siano già stati oggetto di accertamenti fiscali definitivi. Inoltre, se un’impresa aveva già deciso di applicare l’IVA anche prima del 2025, potrà far valere il diritto alla detrazione.

C’è però un ulteriore aspetto da considerare: secondo l’Agenzia delle Entrate (interpello n. 38/E/2025), l’IVA va applicata a tutto l’importo del rimborso, anche se questo è pari al costo vivo dei lavoratori (stipendi, contributi, assicurazioni). Alcuni osservatori, come Assonime, non sono pienamente d’accordo: secondo la loro lettura, l’IVA dovrebbe colpire solo l’eventuale parte in eccesso rispetto al costo, altrimenti si rischia di assimilare situazioni molto diverse – come la somministrazione professionale di lavoro e il distacco occasionale tra imprese dello stesso gruppo – sotto un’unica regola fiscale, senza giustificazione razionale.

Al di là delle discussioni interpretative, una cosa è certa: dal 2025, le imprese dovranno rivedere con attenzione tutti i contratti di distacco e verificare l’impatto delle nuove regole sul piano operativo e contabile. Anche perché i distacchi, nella pratica, sono molto frequenti nei gruppi industriali e nelle grandi organizzazioni: basti pensare ai dirigenti condivisi tra controllante e controllate, ai tecnici specializzati spostati per progetti temporanei o ai lavoratori assegnati per esigenze formative.

In questo nuovo scenario, sarà cruciale distinguere le operazioni imponibili da quelle escluse o esenti, e impostare correttamente la documentazione contrattuale, le fatture, le scritture contabili e le dichiarazioni fiscali. Una corretta gestione della fiscalità nei distacchi non sarà più solo una buona prassi, ma una condizione essenziale per evitare sanzioni e contenziosi.